“Non si può dire di amare i western e di odiare i cavalli” recita un detto americano. Parafrasando, non si può ammettere che l’”antifascismo” sia oggi una mera subordinazione al dominante dogma globalista e, contemporaneamente, tanto per dirne una, far finta di niente di fronte ad una Germania dove di fronte alla indignazione per una di tumultuosa crescita dell’AFD, socialdemocratici, verdi e “sinistra antagonista” pretendono di mettere fuorilegge un partito che si avvia a diventare, alle prossime elezioni europee, il partito più votato.
In Italia, stessa ipocrisia rispetto all’annunciata partecipazione alle elezioni europee di Democrazia sovrana e popolare, partito al quale mi sono iscritto e il cui recente affollato congresso, forte di un programma che non può certo dirsi di “destra”, ha visto (oltre alla presenza delle rappresentanze diplomatiche di Russia, Venezuela, Cina, Corea del Nord…) i saluti di Gianni Alemanno e di monsignor Viganò.
Del primo non posso che pensare male, sia per cosa ha fatto nella sindacatura di Roma sia per le sue vicende giudiziarie. Di monsignor Viganò pur non sposando i suoi valori tradizionalisti, devo dire che è stato uno tra i pochissimi porporati che si è opposto alla trasformazione della Chiesa cattolica in una ONG al soldo delle oligarchie di Davos. Entrambi, comunque, a differenza di tanti “compagni per Draghi, sono stati in prima linea contro una gestione dell’emergenza Covid dettata dai padroni della Finanza e, che piaccia o meno, sono l’espressione di una moltitudine di persone che, confusamente, si stanno mobilitando contro il prospettato Nuovo Ordine Mondiale e che sarebbe sbagliato abbandonare a se stesse.
Ora che è mi sto impegnando nella raccolta di firme per la presentazione alle elezioni europee di Democrazia sovrana e popolare, sui social mi sento tirare per la giacca da parte di molti compagni con un articolo annunciante le dimissioni di militanti del partito comunista di Rizzo a seguito della presenza al congresso di DSP di Alemanno e Viganò. Ovviamente, questi compagni non hanno ancora deciso chi votare alle europee e, verosimilmente, si accontenteranno di qualche fallimentare listarella, magari “abbellita” dalla presenza di Santoro, Vendola o Speranza. Ad essi ogni volta ricordo (ma meglio farlo compiutamente qui, una volta per tutte) che non ho mai avuto alcuna remora ad unirmi agli attivisti del partito comunista di Rizzo, ad esempio nella recente raccolta di firme per un referendum contro la guerra, nonostante essi continuassero a inneggiare a Stalin e a considerare sacrosanta l’esecuzione di Lev Trotsky (che per me rappresenta ancora un fondamentale riferimento ideologico). E questo perché, per me, l’importante è far crescere, anche con la raccolta firme, un grande movimento di massa contro la guerra e la globalizzazione. Per le quisquilie ideologiche c’è sempre tempo.
Francesco Santoianni